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Che sogno strano ho fatto ieri notte.

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Ron Mueck, Couple Under an Umbrella, materiali misti, 300 x 400 x 500 cm circa. In mostra alla Fondation Cartier di Parigi fino al 29 settembre 2013. Per gentile concessione della Caldic Collectie, Wassenaar. Vedi anche http://www.yatzer.com/ron-mueck-fondation-cartier-paris

Ho sognato di andare a intervistare Ron Mueck, nel suo studio di Londra.
Sono arrivato puntualissimo.
Ho suonato. La porta si è aperta all’istante.
Sono entrato in un immenso stanzone.
Non c’era anima viva.
In compenso c’erano due dozzine di anime morte. Le sue creazioni.
Immobili contro pareti di un bianco da clinica.
Dopo cinque minuti di silenzio, ho cominciato a camminare come in un museo e a osservare le installazioni. Una per una. In ordine, da sinistra a destra.
Sta’ a vedere che è uno di loro, ho immaginato. Che buontempone. Si è travestito da scultura per farmi uno scherzo. Ma quale di questi fantasmi sta fingendo di impersonare?
Per primi ho escluso i giganti. Oltre che alto fino al soffitto in posizione acquattata, il teenager era proprio un teenager: non poteva essere il suo autore.
Poi ho escluso le donne, compresa la signora dentro il letto.
Poi i corpi incompiuti, e le teste senza corpo, per ovvi motivi.
Rimanevano in pochi, quasi tutti ignudi. Un omone triste, un presunto cadavere, un barbuto, un angelo, un ragazzo afro con una gran ferita nel costato...
Ron, dove sei? Dai, smettila. Fatti avanti e dammi un cinque.
Mi sono concentrato su ciascuno di loro per cogliere eventuali movimenti sospetti. Prima o poi dovrà pur respirare, pensavo.
Macché, non respiravano nemmeno se li prendevi a frustate.
Sembravano sculture perché erano sculture.
Allora, per esclusione, ho capito che Ron ero io.
Infine mi sono svegliato. Non ero Ron.
Ero una delle sue sculture.


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