1. Lassa materia che ne’ buchi neri
2. per libido t’affondi, sii maestra
3. e guida del poeta[1]sì che veri
4. risonino i suoi versi e la finestra
5. da cui osserva il cielo[2]non si chiuda,
6. ma resti aperta da sinistra a destra
7. perché alla vista s’offra schietta e nuda
8. la nuda verità che va cercando.
9. Trema la mano e tutto il corpo suda
10. per l’arduo peso di cantare il quando,
11. il come, il dove s’inverò la vita;
12. di come l’universo dallo sbando
13. del caos primevo fece la sortita
14. che rese il mondo ciò che il mondo è.[3]
15. E tu, filosofia, mai passita
16. sia la passione che mi tira a te:
17. a te sola m’affido[4], ché il tuo lume
18. rischiara ogni ricerca, ogni perché.
19. D’Ulisse tu accendesti il vivo acume
20. quando alla porta d’Ilio gli sovvenne
21. la porta di Penelope[5], e per schiume
22. di rabbia e nostalgia quasi non venne;
23. fu allora che scommesse di piegare
24. la Troia al suo volere, e ciò che avvenne
25. è noto da millenni al cielo e al mare.
26. Usò la vaselina[6]: e il suo cavallo
27. duro, di legno, lui lo fe’ passare
28. come dono d’amore oltre quel vallo,
29. e tale a ciurma di spermatozoi
30. la schiera achea schizzata dallo stallo[7]
31. le membra addormentate degli eroi
32. troiani profanò fino allo spasmo
33. definitivo[8]. Tale a tutti noi
34. si presenta l’istoria: dall’Erasmo
35. di Rotterdam al sadomasochismo,
36. eterna è la questione dell’orgasmo
37. mèta primiera di cosmico attivismo.
38. Intorno al “vengo” ruota l’officina
39. de l’universo e d’ogni meccanismo;
40. vola il pisello alla passerina,
41. la vite alla rondella, il chiodo al foro;
42. la toppa della chiave è una topina
43. e rigirarsi in essa è il suo lavoro;
44. senza una buca non s’erge palazzo,
45. a tasca o cassaforte va il tesoro,
46. alla curva del ciel ascende il razzo,
47. s’intrude il tomo dentro lo scaffale,
48. per tutto c’è una càzzola e c’è un cazzo[9].
49. E fino a quando dura, non è male:
50. se star nel fodero ama la pistola
51. più che darsi alla guerra, è naturale
52. che avremo molto meno groppo in gola,
53. meno morti da piangere, più figa,
54. se il guerrier solo al piacer suo s’immola
55. invece che al conflitto et a la briga[10].
56. Per vivere esultando basta poco:
57. giro di tango, fox, merengue, giga[11]
58. sì che la storia si traduca in gioco
59. fra chi dona e chi prende. Dentro e fori
60. s’accenda fra le parti un gran bel foco:
61. goda il treno nel tunnel[12], e tutti i cori
62. del mondo si fibrillino a l’istante.
63. Si dica basta a chiacchiere e rancori:
64. si dedichi ciascuno al proprio amante.
65. Prodi si nasce, con due berluschioni
66. e un bosso in mezzo per andare a quante
67. politiche si vogliano erezioni.[13]
68. Cui prodest azzannarsi ne l’arena
69. e i popoli trattare da coglioni?[14]
70. Più tempo al pene[15], meno a questa pena
71. inflitta a l’italiani dalla tele.[16]
72. S’argini alfine questo fiume in piena:
73. a la pace social s’erga una stele
74. marmorea, un fallico obelisco
75. che solo a la vagina et al suo miele
76. s’acconci con un docile «Obbedisco.»
77. Ogni DJ c’insegna che la via
78. per far trillare i suoni d’un bel disco
79. è un perno dentro il buco[17]. Per magia
80. la scheda che ne l’urna si sprofonda
81. la gonfia e nasce la democrazia;
82. la terra intera di passion s’inonda
83. nutrendo le radici della pianta
84. e a mo’ d’immensa topa le asseconda
85. per generare il fiore che t’incanta;
86. femmina è l’acqua, pesce ardito e sano
87. ciò che in essa s’addentra: remo e manta,
88. chiglia di nave, becco di gabbiano,
89. turgido iceberg, siepe di corallo,
90. cozza, Titanic, alga, cormorano;
91. la rosa si protende col suo giallo
92. nettare a l’ape che ne succhia il succo;
93. in primavera la natura è un fallo
94. in cerca d’una falla, e non c’è trucco
95. censorio che distolga dal godere
96. la lingua ingolosita dal caciucco.[18]
97. Pure da morto, perso ogni potere,
98. chi vivo è stato aspira a farsi largo
99. dentro un riparo: scatola, paniere,
100. feretro ch’addolcisca il suo letargo;
101. e a sua volta la bara si protende,
102. quale container a la stiva del cargo,
103. verso l’oscura fossa[19]che l’attende;
104. né si può dir che sia meno eccitato[20]
105. il corpo che a la bara non s’arrende
106. e scelse in vita d’essere cremato,
107. ché ogni gran di cenere a l’amplesso
108. de l’urna ceda il suo sospir, beato.
109. Or pure quei che credi senza sesso
110. sperano sempre d’inoltrarsi alquanto
111. in qualche antro, e godono lo stesso:
112. il filo di cotone si fa vanto
113. de la cruna de l’ago, ch’a sua volta
114. fora e s’infila ne la stoffa; il guanto
115. in cui la mano tua si fa sepolta
116. è come una vagina a cinque strade;
117. la calza che il tuo passo cinge e ascolta
118. si surriscalda eretta, e molle cade
119. quando il piede si scosta dal suo abbraccio;
120. nemmeno il ketchup volentieri evade
121. dal collo di bottiglia; e pure il ghiaccio,
122. che dicono insensibile, si scioglie
123. per la lussuria, quando dal crepaccio
124. del frigo man pietosa alfin lo coglie
125. e al ventre dello shaker lo consegna
126. come maschio assetato d’una moglie;
127. e lì si lascia sbattere e s’impregna
128. di Campari, di rum e d’altri umori,
129. squagliandosi al tepore della fregna.
130. La nebbia che distende i suoi vapori
131. su la pianura, ansiosa aspetta il raggio
132. di sole che le penetri nei pori
133. e la disciolga col suo caldo assaggio;
134. cede la sabbia al piede che la preme
135. e ama farsi orma al suo passaggio;
136. la finestrella al vento freme e geme
137. per impetuosa voglia di scirocco,
138. e come se ne l’aria fosse un seme
139. spalanca le sue ante e da quel brocco,
140. furente amante sbattere si lascia,
141. forzando ogni chiusura et ogni blocco.
142. Il cosmo è congiunzione: cala l’ascia
143. a suggellare il taglio che produce;
144. la terra si fa morbida bagascia
145. al peso de l’aratro che l’induce
146. a un solco dopo l’altro; la sua ombra
147. il campanile allunga ne la luce
148. come a volerla del suo gambo ingombra;
149. non c’è Venezia senza Canal Grande,
150. oca senz’oco, sgombro senza sgombra,
151. né fiume senza letto. Da le Ande
152. a l’Appennini ciò che move il mondo
153. è figa che s’allaccia intorno al glande.
[1] L’A. elegge a musa ispiratrice la materia nel pieno del suo dissolvimento orgasmico, allorché lassa– disfatta dal survoltaggio della propria libido– si lascia risucchiare senza piú protezione dal vortice del buco nero.
[2] Nella finestra alcuni esegeti, incoraggiati probabilmente dai vv. 136-141, hanno preteso di identificare l’organo femminile, qui sublimato come massimo impulso alla ricerca interiore e alla conoscenza dell’altro da sé (il cielo). La tesi mal s’accorda con l’apertura da sinistra a destradi cui al v. 6, che farebbe pensare a una disposizione impropria (orizzontale? trasversale?) della vagina e delle relative vie di accesso.
[3] L’A. preannuncia fin dall’introduzione la tesi pansessualista dell’opera: l’universo nel suo insieme, e i singoli fenomeni che ne determinano l’evoluzione geografica, biologica e storica, come risultato di congiunzioni fra “enti penetranti” ed “enti penetrati”.
[4] Gli uterosillabisti, fondatori di una corrente d’indagine critica che proclama il primato del suono delle parole sul loro significato, hanno elaborato la cosiddetta «teoria della fi», sopravvalutando in questo caso la ricorrenza di tale sillaba nei termini finestra, filosofia (doppia fi), affido e l’oggetto stesso del poema, figa.
[5] La porta d’Ilio… la porta di Penelope: dopo anni di estenuanti battaglie e di tentativi falliti, Ulisse trova nel rimpianto della vagina dell’amata l’ispirazione per lo stratagemma che consentirà finalmente ai greci di invadere la città di Troia.
[6] La vaselinaè qui da intendersi nell’accezione metaforica di dolcezza. Si tratta naturalmente di una dolcezza ingannevole: ciò che ai Troiani deve apparire come un dono pacificatore (l’ipertrofico stallone ligneo) è invece, com’è noto, l’espediente che permetterà alla truppa nascosta nel suo ventre di stuprare il nemico a sorpresa, durante il riposo notturno pesantemente favorito dalle libagioni.
[7] Nella tripla accezione di “permanenza prolungata” (nella pancia del quadrupede), di “empasse” (la snervante lunghezza dell’assedio senza risultati soddisfacenti) e di “stallone”.
[8] La critica si è a lungo divisa sull’interpretazione di questo passaggio: gli eroi troiani, destinatari di un attentato orgasmico fin troppo esplicito, hanno indotto un numero cospicuo di commentatori a fornire una lettura in chiave omosessuale dell’allegoria; altri hanno rimarcato, per contro, la natura dei soggetti principali dell’azione, il cavallo duroe il vallo (ovvero il baluardo: l’opera di difesa e fortificazione militare, la porta d’Ilio) da sfondare. Gli eroi dormienti stanno agli aggressori achei come gli ovuli stanno alla compagine spermatozoica in arrivo.
[9] Dopo aver esposto un ampio campionario di comuni sinonimi del pene (pisello, vite, chiave, palazzo, tesoro, razzo, tomo), il poeta si concede la libertà di inventare un neologismo (cazzo) alquanto curioso, spiegabile solo con la necessità di chiudere il verso con una rima. Ma allora perché non “bazzo”, “vazzo” o “jazzo”? Dibattuta da decenni, la questione sarà sviscerata da studiosi di chiara fama nell’imminente congresso La rima del cazzo in programma a Pernambuco.
[10] Con sei secoli e mezzo di anticipo, il poeta profetizza uno dei pensieri portanti del Sessantotto e del movimento hippy («fate l’amore, non fate la guerra», «mettete dei fiori nei vostri cannoni»).
[11] Per metà dei critici si tratta di una lungimirante profezia sull’evoluzione della musica popolare. Per l’altra metà il testo sarebbe stato qui manipolato da uno o piú goliardi del XX sec. Si ricorda al lettore che il manoscritto bucaccesco è stato rinvenuto da privati, in forma frammentaria e lacunosa, solo nel 1945, tra le macerie d’un antico bordello fiorentino, e che può aver subìto arbitrari interventi prima di approdare al mondo accademico.
[12] Per questo e altri presunti anacronismi, si veda la nota precedente.
[13] Scottato dai disastri causati in Firenze dall’interminabile guerra civile tra Guelfi e Ghibellini, l’A. auspica l’avvento di una nuova Polis, la res pubica, governata dalla democrazia, ovvero da cittadini designati dal popolo attraverso lo strumento delle libere erezioni.
[14] Si allude probabilmente al guelfo Arcurio, condottiero della Media Setta passato alla storia per la frase «E chi non è con me, orchite lo colga!» pronunciata durante una cena con esponenti della Sega Nordica, della Bega Nazionale e dei Casini Centrali.
[15] Pervaso di civile indignazione, il vate ascrive al delirio distruttivo dei potenti la responsabilità delle carestie (penuria = carenza di pene) che afflissero e decimarono la popolazione del suo tempo.
[16] Probabile errore di trascrizione (dallatele in luogo di dalle tele: “tele” è chiaramente plurale). È nota l’avversione dell’A. per gli oli su tela con il ritratto del guelfo Arcurio, che il raffigurato andava disseminando per città e campagne a scopo propagandistico. Bucaccio stesso si fece promotore di azioni iconoclastiche facendo dipingere, su quei ritratti, ortaggi rossi sul naso del condottiero (che al rosso era allergico).
[17] Il passo piú controverso dell’opera. Chi è il DJ? Come si pronuncia? Si è avanzata l’ipotesi che DJ sia l’acronimo di Discum jactans, «lanciatore del disco”, “discobolo” nel latino tardomedievale; ma la congettura non convince, giacché, a differenza del giavellotto, il disco («attrezzo circolare in legno con centro metallico e orlo assottigliato e rivestito di lamina, che si lancia in gare sportive” secondo B. Segni, 1551) non può farsi perno dentro il buco. Anche di questo si discuterà al congresso letterario di Pernambuco.
[18] 94-96: E non v’è censura dietetica che possa distogliere una lingua livornese dal godimento della zuppa di pesce eseguita secondo la ricetta tradizionale della città. Si noti l’audace rovesciamento di generi e ruoli: lingua, sostantivo di genere femminile, qui in una funzione prevalentemente maschile; e caciucco, maschilissimo sia dal punto di vista grammaticale sia dal punto di vista metaforico (“pesce” è la variante ittica di “uccello”), come oggetto femminile di concupiscenza maschile.
[19] Secondo il poeta, nemmeno la morte ha il potere di mortificare i sensi; anzi li esalta. Il funerale, nelle costumanze della nostra cultura, equivale a una doppia penetrazione: della salma nel feretro, e del feretro nella tomba.
[20] Nel senso di “arrapato”.