DRIVE, regia di Nicolas Winding Refn, 2011, USA. Sceneggiatura di Hossein Amini, da un romanzo di James Sallis. Direttore della fotografia: Newton Thomas Sigel. Colonna sonora a cura di Cliff Martinez, autore anche delle musiche originali. Con Ryan Gosling, Carey Mulligan, Bryan Cranston, Albert Brooks, Oscar Isaac, Christina Hendricks, Ron Perlman, Kaden Leos, Jeff Wolfe, James Biberi, Russ Tamblyn. Oro per la miglior regia al Festival di Cannes 2011.
Noir stilizzatissimo ma asciutto, in cui il compiacimento estetico non scade mai nello stucchevole. Piccolo capolavoro destinato a diventare un cult per palati fini. Contemporaneo, crudele, ironico anche nelle scene di più disturbante violenza, ma permeato di malinconia e di un sorprendente human touch che lo distinguono nettamente dalle smargiassate, ciniche ed esilaranti, del miglior Tarantino.
Il protagonista, autista free-lance per rapine a mano armata nonché stuntman cinematografico di quelli che non sbagliano uno scontro, è un pilota bravissimo e cool che, quando ci vuole, non esita a spaccare qualche cranio a martellate. Ma persino nelle circostanze più raccapriccianti, col volto investito da abbondanti schizzi di sangue altrui, mantiene il suo aplomb angelico e funesto, da eroe sentimentale pronto a fare a pezzi il nemico per proteggere i pochi, indifesi, che ama in silenzio.
Il regista Refn, danese per nascita e raffinato gusto del design, ha affidato questo ruolo di sterminatore non al classico macho alla Bruce Willis, ma a un sognante e al tempo stesso implacabile Ryan Gosling, inusuale miscela di austerità e sregolatezza. Come insegnava Hitchcock, Refn sta alla larga dagli stereotipi e usa il cast in modo spiazzante. Il malvagio più malvagio di tutti è Albert Brooks, un attore comico (oltre che doppiatore di film d’animazione e regista in proprio); e, per amore di storia del cinema, in “Drive” c’è un cameo del veterano Russ Tamblyn, in carriera da quando – nel remoto 1948 – era ancora bambino, poi riccioluto e indimenticato ballerino acrobatico in “Sette spose per sette fratelli” e “West Side Story”.
Tutto in “Drive” scorre a meraviglia, dal montaggio alla colonna sonora (una delle più affascinanti e meno scontate degli ultimi anni). C’è anche una bella canzone di matrice italiana, “Oh my love”, romanticamente inserita in una scena di ammazzamenti: scritta da Riz Ortolani e interpretata da sua moglie, Katyna Ranieri, star dei più antichi festival di Sanremo, la cui voce tende miracolosamente a ringiovanire con l’età.