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Quelli eran giorni

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Dorogoj dlinnoju [Дорогой длинною]

 

{Per lunga strada}, canzone rom di origine imprecisata, russa o lituana, già presente nel repertorio degli zingari russi nella seconda metà dell’Ottocento. Negli anni intorno alla prima guerra mondiale risulta accreditata a Konstantin Podrevskij (testo) e Boris Ivano­vič Fomin (musica), compositore caduto in disgrazia dopo la rivoluzione d’ottobre. 

Nel 1926 entra nel repertorio del celebre chansonnier russo Aleksandr Vertinskij (1889-1957); la condizione di esiliato e la nostalgia per la terra lontana rendono quasi autobiografica la sua interpretazione. Ri­presa in Finlandia da Martti Caram, 1927, e al­trove negli anni Cinquanta. Versione in in­glese (1962) del cabarettista statunitense Gene Raskin intitolata Those Were the Days, incisa dallo stesso Raskin e dal trio folk The Limeliters. Ripresa nel 1968 in Gran Bretagna (talora accreditata a Charles Strouse e Lee Adams) da Sandie Shaw e, con enorme successo, dalla diciot­tenne folksinger gallese Mary Hopkin con un 45 giri Apple, patrocinato da Paul McCartney e orchestrato da Richard Hewson. Diffusa anche da Dalida in Francia (Le temps des fleurs, testo di Eddy Marnay) e Gigliola Cinquetti in Italia (Quelli erano giorni, testo di Claudio Daiano). Dopo Vertinskij, molti inter­preti russi hanno inciso la propria versione di Dorogoj dlinnoju: da Nikolaj Erdenko a Nani Bregvadze, da Edita Pieha a Vladimir Devjatov. 

Una struggente nostalgia del passato ac­comuna tutte le edizioni del brano. Il testo originale russo suona piú o meno cosí:

 

Si andava a spasso con la troika, 

lontano si vedevano luci brillare. 

Potessi tornarci con i compagni d’allora 

e togliermi tutto questo peso dal cuore. 

Per quella lunga strada, al chiaro di luna, 

con quella canzone che si perdeva nell’aria, 

e la chitarra a sette corde 

che di notte mi colmava d’inquietudine. 

Ora che vivo senza le gioie e i tormenti d’amore, 

ripenso agli anni perduti 

e alle tue mani d’argento 

in quella troika volata chissaddove.

 

Il testo di Raskin rievoca con pari com­mozione le serate in taverna con gli amici di gioventú, le bevute, i progetti, le grandi speranze che il tempo ha implacabilmente de­luso. Il fascino della canzone sta nel pro­fondo compenetrarsi di emozioni oppo­ste: l’allegria baldanzosa e l’intensità sentimen­tale di chi ha tutta la vita davanti a sé e l’amarezza dei bilanci nell’età matura; il piglio impetuoso del canto e della danza e il velo che filtra e relega la festa in un luogo temporale non piú raggiungibile. 

Il contrapporsi di euforia e disincanto, e l’andamento ritmico tutto pause e accelera­zioni, sono tipici del folklore gitano dell’Europa orientale, che ha ispirato molta musica da cabaret e composizioni come Milord, il famoso successo di Édith Piaf.

 

© Pasquale Barbella, 2009

 

Note

 

«Il repertorio di canti degli zingari russi includeva canzoni di ‘accampamento’ per soli e coro; canzoni di ‘locanda’, esclusivamente corali, e ballate sulla vita degli zingari composte da non-zingari [] Le cantanti e le danzatrici erano accompagnate da un uomo che traeva ricchi arpeggi da una chitarra a sette corde, strumento tipico degli zingari caratterizzato da un manico stacca­bile e da una cassa armonica piú piccola delle normali chitarre [] La maggior parte dei canti, in modo minore, prende l’avvio da un assolo lento cui, dopo un breve ritardo o dopo il ritornello a seconda della particolare struttura del brano, si affianca il coro. Il tempo tende a diventare piú rapido fino a che un improvviso rubato non segnala la fine del brano, mentre alcuni cantanti chiu­dono all’ottava superiore.» (Irén Kertesz Wilkinson, Il nomadismo e la musica, in Enciclopedia della musica, vol. terzo: Mu­sica e culture a cura di Jean-Jacques Nattiez, Torino: Einaudi, 2003).

 

Nel giorno di Natale del 1975 Francisco Macías Nguema, dittatore della Guinea Equatoriale, fece giustiziare in uno stadio 170 presunti congiurati mentre la banda suonava Those Were the Days.


 

Proposte di lettura

Una selezione di album fuori dal tempo. Musiche di Don Alias, Anywhen, Louis Armstrong, Dave Bailey, Chet Baker, Ellade Bandini, Sidney Bechet, Bunny Berigan, Al Bowlly, Kenny Buttrey, Maria Callas, Camerata Zürich, Doc Cheatham, John Coltrane, Eddie Condon, Paolo Conte, David Crosby, Jula De Palma, Vic Dickenson, Tim Drummond, Graeme Edge, Peter Erskine, Thomas Feiner, Gianni Ferrio, Ella Fitzgerald, Bud Freeman, Jan Garbarek, Russell Garcia, Jimmy Garrison, George Gershwin, Ira Gershwin, Henry Grimes, Mladen Gutesha, Charlie Haden, Herbie Hancock, John Harris, Justin Hayward, DuBose Heyward, Eddie Heywood, Billie Holiday, Manfred Honetschläger, Leoš Janáček, Keith Jarrett, Elvin Jones, Igor Karsko, Ben Keith, Jerome Kern, Peter Knight, John Lodge, London Symphony Orchestra, Claude Luter, Antonio Marangolo, David Meecham, Charles Mingus, Joni Mitchell, Gerry Mulligan, Graham Nash, Jack Nitzsche, Ray Noble, Orchestre National de la Radiodiffusion Française, Jaco Pastorius, Édith Piaf, Michael Pinder, Cole Porter, Georges Prêtre, Radio-Sinfonieorchester Stuttgart des SWR, André Réwéliotty, Emil Richards, Nelson Riddle, Linda Ronstadt, Pee Wee Russell, Wayne Shorter, Frank Sinatra, Stephen Stills, Ares Tavolazzi, James Taylor,  The London Festival Orchestra, The Moody Blues, Ray Thomas, Mimmo Turone, McCoy Tyner, Jimmy Villotti, Fats Waller, Lee Wiley, Neil Young. > 20 di nostalgia

 










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