
Dov’è Jonas? Qualcuno ha visto Jonas?
È andato in bicicletta a denunciare
suo padre, approfittando
della bella giornata di sole. E poi
un po’ di moto fa bene a tredici anni,
specie ai sovrappeso. Pensa Jonas
mentre le ruote allegramente solcano
le foglie d’autunno del futuro:
«Ho fiutato con successo le piste,
con successo ho seguito le cicche
dei clandestini. Ho il cuore
sfolgorante di medaglie, sono
scolaro e cittadino dorato. Ho fatto irrompere
eroi nelle fumerie del bosco: molti ho sottratto
a immonde schiavitù: e riluttanti
si affollano i salvati nei segreti
ambulatori di rieducazione.
Chiudo la mia missione con colui
che più di altri merita il mio aiuto.
Piangerà, forse, quando la milizia
si affaccerà alla porta; mi maledirà,
ma una volta pulito dirà grazie,
figliolo, per il bene che mi fai.
Dicono che chiuso il trattamento
i pazienti diventino più vaghi,
lunari, remissivi. Alcuni chiedono
di essere assorbiti nelle squadre
di polizia morale. Sarà un fulgido
inverno senza fumo, sportivo,
aerobico, odoroso. Io, Jonas,
dono quello che posso al lieto fine.
Con limpida euforia
scorrono sognanti i ruscelli
verso la primavera a fondovalle.
Amo il mistero dei ministeri
che come monasteri su di noi
vegliano dolci. Infinitamente
è più bello il mio volto allo specchio
da quando si accende di civile
passione. Non ho più compagni
ingrati e insinuanti: Roto e Sylo
più non si scambiano bionde ai gabinetti,
sono spariti, chissà dove finiti.
I maestri sono tutti dalla mia
parte, vincerò borse di studio,
mi amo come mai. Ora si dice
che finita la campagna antitabacco
un’altra partirà contro la musica
inquinatrice. Conosco collezionisti
di dischi, violinisti,
suonatori di jazz, impressionisti
del piano, trascrittori
di note, fischiatori
inopportuni, proprietari
di codici miniati e pentagrammi
su pergamena. Datti da fare, Jonas.
Gira, amica e scintillante
ruota di bicicletta, fammi sentire
l’ultimo canto di queste foglie.»
© Pasquale Barbella