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La riscossa del saxofono

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Mettiamo le cose in chiaro: la cerbottana di Lester Young, John Coltrane e Gerry Mulligan non si chiama sassofono, come la xenofobia del ventennio fascista ha voluto farci credere, ma saxofono, perché a inventarla è stato il signor Sax. E il signor Sax (1814-1894) merita di essere liberato, una volta per tutte, dalla catena di soprusi che ha dovuto subire da vivo e da morto. Se esistesse un’Amnesty international retroattiva, capace di puntare il dito contro le malefatte d’altri tempi e sensibilizzare l’opinione pubblica degli avi e dei posteri, dovrebbe prendere il signor Sax sotto la sua ala protettrice.

Si chiamava Antoine-Joseph Sax all’anagrafe, Adolphe Sax tutti i giorni, ed era belga. Ereditò il mestiere – costruttore di strumenti musicali – dal padre, e come il padre eccelse nell’innovazione, lavorando sodo all’affinamento acustico e tecnologico di legni e di fiati. Brevettò la sua creatura più rivoluzionaria, il saxofono, nel 1846, e ne diventò più tardi il primo prof, al Conservatoire national supérieur di Parigi. Dice Wikipedia che «continuò la sua attività, nonostante le azioni decisamente ostili di altri fabbricanti di strumenti che lo portarono due volte alla bancarotta. Fu boicottato in tutti i modi, incendi dolosi scoppiarono nella sua azienda, subì numerose aggressioni fisiche e venne trascinato in tribunale in innumerevoli processi. Morì in miseria a Parigi e fu sepolto nel cimitero di Montmartre.» Anche la musica, come la guerra, genera i suoi caduti.

Nato per bande e orchestroni, il sax ha fatto una mirabolante carriera nel jazz. Eureka: ma perché soltanto nel jazz? Che cosa gli manca per entrare stabilmente nello star system delle sale da concerto e della Deutsche Grammophon? D’accordo, è nato un po’ tardi per accendere faville nella testa di un Mozart o di un Brahms; ma chi sono, o dove si nascondono, i suoi specialisti dell’allegro con brio, del largo e dell’andante con moto?

Intendiamoci: di sostegno morale, nonché musicale, ce n’è stato e ce n’è nei confronti del solenne aerofono con la x. Berlioz, che di Sax era amico, ne fu tra i primi fan: al punto di trascrivere un proprio inno sacro per l’intera gamma dei nuovi strumenti di Adolphe, saxofono compreso, e dirigere in concerto tale versione prima ancora del brevetto. Rossini e Spontini rilasciarono dichiarazioni entusiastiche sul sax. Stravinskij fece di più: nel 1918 sostituì il sax al fagotto in Histoire du soldat. Nel 1922 Ravel affidò al sax contralto un prezioso cameo nella stesura orchestrale dei Quadri di un’esposizione di Musorgskij, dedicandogli un assolo nel “quadro” Il vecchio castello; e nel 1928 inserì tre saxofoni (soprano, sopranino e tenore) nell’organico orchestrale del Boléro. Pure Debussy, Milhaud, Fauré, Glazunov e Hindemith si sono dati da fare.

Eppure la musica non-jazz per saxofono sembra soffrire di modesta tifoseria. Chi ha mai sentito nominare Paul Creston e Alfred Desenclos, Piet Swerts e Graham Fitkin e altri che, nel cantiere orchestrale e da camera, hanno eretto cattedrali per sax? Relativamente giovane com’è, e geneticamente vibrante di jazz e di pop, il saxofono segue la sorte di tutta la “musica colta” contemporanea: che è arte di ricerca e sperimentazione, due inclinazioni pericolose per chi spera in successi da stadio.
Jacopo Taddei è nato all’Isola d’Elba nel 1996, ha studiato nei conservatorii di Livorno e di Pesaro
e ha vinto il primo dei suoi premi all’età di nove anni.

La vendetta


Per fortuna esistono luoghi di cospirazione e di riscossa per la musica “di nicchia”, quella in perpetuo esilio da radio private, MTV e Grammy awards. I conservatorii, per esempio, sfornano più sorprese di quante il loro nome sembri negare. Un diffuso pregiudizio popolare tende a immaginarli come monasteri della cenere e ministeri della polvere. La parola conservatorio spaventa gli ignari per l’implicito aroma di anticume e di chiuso che la impregna; fa pensare a pratiche catacombali, a depositi di archiviazione archeologica, a liturgie burocratiche per la restaurazione di chissà quale ancien régime. Che sciocchezza! Per assistere alla vendetta del saxofono contro i luoghi comuni avreste dovuto trovarvi, per esempio, nella Sala Verdi del Conservatorio di Milano la sera di venerdì 13 (abbasso la superstizione!) marzo 2015: una bella occasione per ripulire tutte le idee che vi siete fatti sulla presunta aridità o stitichezza della musica contemporanea.

Sul palco c’era un duo di valenti artificieri, il sax player Jacopo Taddei e il pianista Luigi Nicolardi, impegnati nella dimostrazione artistica e scientifica d’un teorema promettente: la buona musica è viva e sta bene. Anche quella più nascosta, anche la più ripudiata dalla cosiddetta “industria culturale”.
Nicolardi e Taddei hanno ottenuto insieme il premio Enrica Cremonesi
e il primo premio assoluto al Concorso internazionale Luigi Nono.

I due prodi (uno addirittura in stampelle, per un accidente che non gli ha impedito di svolgere egregiamente la sua missione), entrambi allievi del Conservatorio di Milano, sono riusciti a spargere nell’aria una freschezza di suoni ed emozioni che avrà conseguenze persino sul mio portafoglio: dopo averli ascoltati dovrò per forza colmare certe lacune della mia collezione di dischi (ho già abbozzato un elenco, che pubblico in coda di post a beneficio di altri neofiti). Il programma era congegnato in modo efficace: spaziando in un repertorio compreso tra gli anni trenta e fine millennio, Taddei e Nicolardi hanno aperto spiragli rivelatori non solo sulle virtù dell’accoppiata fra i due strumenti, ma anche sull’evoluzione compositiva che riguarda il saxofono nella musica da camera. La scrittura, col passare del tempo, si è fatta sempre più ardita, fino ad esplorare e mettere in luce modulazioni quasi impensabili, almeno per le orecchie d’un profano come il sottoscritto.

Darius Milhaud ha avuto un ruolo centrale nell’ibridazione dei canoni classici con il jazz afroamericano e il folklore esotico, soprattutto brasiliano. La suite in tre movimenti Scaramouche del 1937, riesumata nel recital del Duo Taddei-Nicolardi, è una delle sue opere minori e più accessibili (composta in origine per due pianoforti, poi per saxofono e orchestra), ma utile a documentare nel modo più sintetico, pratico e brioso il progressivo passaggio dalla cultura “paludata” dell’Ottocento al pensiero libero e trasversale della modernità. La suite si conclude con un tempo di samba, Brazileira, reminiscente di fantasie ritmiche già esplorate dall’autore tra il 1918 e il 1920.
Luigi Nicolardi è nato a Tricase, in provincia di Lecce, nel 1986. Si è diplomato in pianoforte
al Conservatorio Tito Schipa di Lecce, dove ha studiato sotto la guida di Mariagrazia Lioy.

Paul Creston (1906-1985), statunitense di origine siciliana, era un pianista ma tra i suoi lavori più apprezzati ed eseguiti ci sono le composizioni per saxofono, come la Sonata op. 19 del 1939 per sax contralto e pianoforte. Ciò lo iscrive a pieno titolo fra i pionieri più maturi dell’uso del sax in ambiti non jazzistici. Un mood a metà strada tra l’impressionismo e Stravinskij attraversa la partitura, che offre anche al pianista un ruolo di rilievo nell’esecuzione.

Del francese Alfred Desenclos (1912-1971), Taddei e Nicolardi ci hanno fatto ascoltare un brano del 1956, Prélude, cadence et finale per sax contralto e pianoforte. Musica spirituale: Desenclos è ricordato anche, o soprattutto, per le sue composizioni di musica sacra. Fu anche autore di Quatuor, un quartetto di saxofoni.

Con il belga Piet Swerts e il britannico Graham Fitkin, autori rispettivamente di Klonos (1993) e Gate (2001), c’è un bell’assaggio di attualità: eclettico il primo, minimalista il secondo, contribuiscono entrambi degnamente a completare il quadro storico sotteso al programma del recital.
Il pianista Nicolardi ha spesso collaborato con Francesco Libetta,
pianista, compositore e direttore d’orchestra attivo sulla scena internazionale.

Coadiuvato alla tastiera da un complice ideale, il giovane infortunato Taddei (19 anni) ha esibito virtuosismi vertiginosi nel cavare dal suo strumento le prove di una sorprendente flessibilità. Il duo ha infine messo le ali all’anima dell’uditorio con gli incantesimi orientali della Fuzzy bird sonata (1991) di Takashi Yoshimatsu: chi credeva che gli uccelli avessero già ispirato ai compositori, da Rameau a Vivaldi, da Haydn a Messiaen, tutto ciò che potevano, ha scoperto che nell’ancia del sax, e nelle dita e nel respiro d’un esecutore sensibile, si nasconde la più variopinta e fremente voliera del mondo.

Taddei e Nicolardi si sono incontrati nella classe di Emanuela Piemonti del Conservatorio milanese, dove sono iscritti a corsi di perfezionamento. Entrambi diplomati con il massimo dei voti e la lode in altri istituti – Lecce per Nicolardi e Pesaro per Taddei, – i due hanno già un curriculum carico di riconoscimenti individuali e di coppia. Insieme hanno conseguito, nel 2014, il premio Enrica Cremonesi e il primo premio assoluto al concorso internazionale Luigi Nono, piazzandosi più che onorevolmente in altre competizioni. Nicolardi ha anche registrato album per l’etichetta Nireo, con trascrizioni per due pianoforti (i poemi sinfonici di Liszt) e pianoforte a sei mani (musiche operistiche di Czerny).

Sax appeal

Appunti per una piccola discografia del saxofono in libera uscita dal jazz.

Amstel Saxophone Quartet: Amstel Peijl, composizioni di Gabriel Fauré, Aleksandr Glazunov e Philip Glass. Cd Baby n. 5637205068, 2008.

Apollo Saxophone Orchestra: Perpetual motion – 10 original works for saxophone orchestra di Barbara Thompson. Nimbus n. 6200, 2012.

Artisti vari: American classics. Flagello: Concertos. Contiene il Concerto sinfonico per quartetto di saxofoni e orchestra, op. 77di Nicolas Flagello. Esecuzione: New Hudson Saxophone Quartet (Paul Cohen, Avi Goldrosen, David Demsey, Tim Ruedeman), Rutgers Symphony Orchestra diretta da Kynan Johns. Naxos n. 8559296, 2004.

Artisti vari: Pierné - La musique de chambre, vol. 2. Contiene Introduzione e variazioni per quartetto di saxofoni “sur une ronde populaire” di Gabriel Pierné. Esecuzione: Luxembourg Saxophone Quartet. Timpani n. 1111, 2007.

Artisti vari: Playtime. Contiene Playtime n. 4, per sax soprano e sax tenore (Dietro l’orologio) di Fernando Mencherini. Esecuzione: Federico Mondelci e Massimo Mazzoni. Col Legno n. 20207, 2004.

Artisti vari: The contemporary American “C”. Contiene la Sonata per saxofono e pianoforte, op. 19 di Paul Creston. Esecuzione: Pekka Savijoki (sax contralto), Jussi Siirala (piano). Bis n. 52, 1995.

Aurelia Saxophone Quartet: French saxophones, trascrizioni e musiche originali per saxofono di Eugène Bozza, Claude Debussy, Alfred Desenclos, Jean Françaix, Gabriel Pierné, Maurice Ravel, Jean Rivier, Albert Roussel, Florent Schmitt. Challenge n. 72331, 2009.

Canticum novissimi testamenti, per 4 clarinetti, quartetto di saxofoni e 8 voci di Luciano Berio. Esecuzione: New Vocal Soloists Stuttgart, Xasax, Newears 4 Clarinets. Wergo n. 6678, 2006.
Jacopo Taddei è stato allievo di Federico Mondelci, direttore d’orchestra,
solista di saxofono e specialista di musica contemporanea di fama internazionale.

David Brutti (sax), Filippo Farinelli (piano), Mario Caroli (flauto), Orchestra Città Aperta: Complete music for saxophone di Charles Koechlin. Brilliant Classics n. 9266, 2013.

Ensemble InterContemporain (members): Sequenzas di Luciano Berio. Contiene Sequenza IXb per sax contralto solo eseguita da Christian Wirth. Deutsche Grammophon n. 457038, 1999.

James Carter (sax), Regina Carter (violino), Akua Dixon String Quartet: Caribbean rhapsody. Musiche di Roberto Sierra e James Carter. Decca n. 001547202, 2011.

Jean-Marie Londeix, Portrait, Private recordings vol. 1-4. Saxofonista di culto, Londeix esegue composizioni di Thierry Alla, André Amellér, Pierre Auclert, Pierre-Philippe Bauzin, René Bernier, Paul Bonneau, Marius Constant, Paul Creston, Claude Debussy, Claude Delvincourt, Edison Denisov, Alfred Desenclos, Pierre-Max Dubois, Marc Eychenne, Ida Gotkovsky, Paul Hindemith, Jacques Ibert, Charles Koechlin, Guy Lacour, Ivan Markovitch, Paule Maurice, Darius Milhaud, Jacques Murgier, Lucie Robert-Diessel, Jeanine Rueff, Florent Schmitt. MDG Archive n. 6421416, 2007.

Jeremy Brown (sax), Ami Longhi (piano): Rubbing stone. Composizioni di David Eagle, William Jordan, Hope Lee, Michael Matthews, Laurie Radford. Centrediscs n. 14909, 2010.

John Harle (sax soprano), orchestre dirette da James Judd, Barry Wordsworth e David Alan Miller: Sax drive. Concerti per saxofono di Stanley Myers, Richard Rodney Bennett e Michael Torke. Decca n. 443529, 2008.

Jonathan Helton (sax), Barbara Gonzalez-Palmer (piano): American music for saxophone and piano. Musiche di William Albright, Jonathan Elliott, Libby Larsen, John Anthony Lennon, Sherwood Shaffer. Centaur Records n. 3065, 2011.
Nicolardi e Taddei sono iscritti a corsi di perfezionamento presso il Conservatorio di Milano. 
Jacopo si perfeziona in saxofono con Mario Marzi e Luigi in musica da camera con Emanuela Piemonti.

Koryun Asatryan (sax), Jang Eun Bae (piano): Saxophone caprices. Musiche originali e trascrizioni di Paul Bonneau, François Borne, Eugène Bozza, Johannes Brahms, Enrique Granados, Pedro Iturralde, Darius Milhaud, Nikolai Rimskij-Korsakov, Camille Saint-Saëns, Robert Schumann, Piet Swerts. Hännsler Classic n. 98220, 2010.

McKenzie Sawers Duo (sax e piano): The Coral Sea. Musiche di Gavin Bryars, Graham Fitkin, Nikki Iles, Gabriel Jackson, Mark-Anthony Turnage. Delphian n. 34121, 2013.

Nobuya Sugawa (sax), BBC Philharmonic Orchestra diretta da Sachio Fujioka: Concerto per saxofono, op. 59 “Cyber-Bird” di Takashi Yoshimatsu. Chandos n. 9737, 1999.

Pierre Boulez, Ensemble InterContemporain: Boulez conducts Webern. Contiene il Quartetto per clarinetto, sax tenore, pianoforte e violino, op. 22 di Anton Webern. Esecuzione: Pierre-Laurent Aimard (piano), Ensemble InterContemporain diretto da Pierre Boulez. Deutsche Grammophon n. 437786, 1995.

Prism Saxophone Quartet, Boston Modern Orchestra Project diretto da Gil Rose: Concertos for saxophone quartet di William Bolcom e Steven Mackey. Innova n. 731, 2009.

Sergej Kolesov (sax), Elena Grinevich (piano): Contrasts – Works for saxophone. Contiene The fuzzy bird, sonata per sax contralto e pianoforte di Takashi Yoshimatsu e composizioni di Fernande Decruck, Edison Denisov, Francis Poulenc, Sergej Rachmaninov, Maurice Ravel. Melodiya n. 1001649, 2010.

The Raschèr Saxophone Quartet esegue composizioni di Erik Bergman, Günter Bialas, Michael Denhoff, Richard Dünser, Dimitri Terzakis, Iannis Xenakis. Caprice Records n. 21435, 1995.

Theodore Kerkezos (sax) con la London Symphony Orchestra diretta da Yuri Simonov: Legende – Works for saxophone and orchestra. Rapsodia per saxofono e pianoforte di Claude Debussy e composizioni di Vincent d’Indy, Paule Maurice, Florent Schmitt, Henri Tomasi. Onyx n. 4065, 2010.

Theodore Kerkezos (sax) con la Thessaloniki State Symphony Orchestra diretta da Myron Michailidis: Impressions for saxophone and orchestra. Musiche di Minas Alexiadis, Theodore Antoniou, Manos Hadjidakis, Nikos Skalkottas, Vassilis Tenidis, Mikis Theodorakis. Naxos n. 8557992, 2006.

Theodore Kerkezos (sax), Philharmonia Orchestra diretta da Martyn Brabbins: Music for saxophone and orchestra. Musiche di Claude Debussy, Aleksandr Glazunov, Jacques Ibert, Ekaterini Karamessini, Darius Milhaud, Heitor Villa-Lobos. Naxos n. 8557063, 2002.

Ulrich Krieger, Tobias Rüger, Kathryn Wagner, Reimar Volker (saxofoni): John Cage - The works for saxophone, vol. I. Composizioni di John Cage. Mode n. 104, 2002.

© Pasquale Barbella.

 
Taddei si è guadagnato il privilegio di eseguire in prima assoluta, al Conservatorio di Perugia e con l’Orchestra da Camera Francesco Morlacchi, un brano dedicato a Jean-Marie Londeix, star mondiale del saxofono presente al concerto in suo onore.








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